Gesù virtuale che confessa. Una nuova realtà?
17-12-2024
Curiosità

Gesù virtuale che confessa. Una nuova realtà?

Un esperimento particolare quello di “Deus in Machina” che propone l’avatar di Gesù come “confessore” dei fedeli. L’incontro tra tradizione e AI.
Diversi e molteplici sono i servizi messi a disposizione della Chiesa e dei suoi fedeli. Oltre a quelli tradizionali, al giorno d'oggi si affiancano anche le nuove tecnologie, quali ad esempio anche l'utilizzo dell'AI.
A questo proposito, molteplici sono le potenzialità dell’intelligenza artificiale, ma tanti sono anche i suoi rischi. Primo fra tutti: il rischio della disumanizzazione dei rapporti interpersonali.

Interessante è l'esperimento condotto di recente dalla facoltà di Teologia insieme al Centro di Realtà Immersive dell'Università di Lucerna, Svizzera. Il progetto “Deus in machina” ha dato vita ad un Gesù virtuale. Ma di che cosa si tratta esattamente?

IL GESU’ VIRTUALE: L’AVATAR DELLE CONFESSIONI DEL FUTURO?

In realtà l’avatar di Gesù, così definito, altro non è che un’installazione composta da uno schermo verticale posizionato all’interno di un confessionale della Cappella di San Pietro a Lucerna, in Svizzera. Proprio così, a dispetto di quello che molti potrebbero pensare, si tratterebbe più di un’installazione artistica che, nonostante il suo collocamento, non avrebbe alcuna intenzione di “incarnare” la figura del prete confessore. E proprio per questo, ai fedeli che hanno deciso di provare quest’esperienza interattiva è stato consigliato di non svelare alcuna informazione personale.

Dal mese di agosto oltre mille persone hanno parlato con l’avatar di Cristo, tra questi molti stranieri che hanno avuto modo di poter comunicare nella loro lingua natia. Ebbene sì, il Gesù virtuale è in grado di parlare ben oltre 100 lingue, un numero impressionante, certo, ma che fa anche pensare come ciascuno possa sentirsi libero di interagire nella propria lingua.

LE REAZIONI DEI FEDELI

Certamente l’esperimento ha suscitato opinioni contrastanti. Alcuni lo hanno considerato un valido strumento di riflessione spirituale, altri sono rimasti piacevolmente sorpresi. Poi ci sono stati coloro che lo hanno criticato come asettico, dalle risposte generiche, considerando l’impossibilità da parte dell’intelligenza artificiale di comprendere pienamente l’esperienza umana.

A questo i creatori hanno sottolineato più volte che l’obiettivo dell’installazione non era certamente quella di sostituire le pratiche religiose tradizionali. Con l’esperimento si voleva solamente avviare una discussione sull’eventuale utilizzo etico e spirituale delle nuove tecnologie. (Deus in machina: Swiss church installs AI-powered Jesus)